Casali della Meta
Roberto Gualandri
IN CAMMINO ALLA SCOPERTA DEI BORGHI RURALI DELLA LAGA:
31) CASALI DELLA META, IN BILICO TRA IL TIRRENO E L’ADRIATICO
Proprio in coincidenza del punto più elevato toccato dalla SS n. 4 Via Salaria, c’è un piccolo lembo di “terra di mezzo” dove persino le acque meteoriche di raccolta sono indecise…se scivolare nei torrenti che scendono verso la vicina Conca di Amatrice e il fiume Tronto puntando quindi verso l’Adriatico, oppure piegare sul lato opposto per scendere nell’adiacente Valle della Meta e il fiume Velino, direzionando invece il loro percorso verso il fiume Tevere, la città di Roma e il lontano Mar Tirreno.
Questa curiosa circostanza accade poiché la zona attenzionata, gravita proprio in prossimità della cosiddetta “linea spartiacque” Tirreno Adriatico, un limite immaginario e convenzionale, disegnato dalle cime e le creste delle montagne, utilizzato in geografia per distinguere bacini idrografici diversi, ma che nel nostro caso contrassegna anche una separazione di mondi e realtà differenti…
Sembra quasi un segno del destino, eppure a breve distanza da quella linea invisibile di demarcazione tra l’est e l’ovest della nostra penisola, sorge una piccola frazione rurale sparsa denominata Casali della Meta, formata addirittura da quattro diverse località: Casali della Meta di Sotto (altitudine 1018 metri), Casali della Meta di Sopra (1105 metri), Forme e Meta.
Siamo in provincia di Rieti, nel Comune di Amatrice, anche se queste contrade sono le uniche che non scoprono mai il caratteristico profilo allungato dei Monti della Laga, perché affacciano verso la Conca di Cittareale e la catena dei Monti Reatini che giganteggia all’orizzonte, risultando di fatto l’unico villaggio raggiungibile attraverso il vecchio tracciato della Via Salaria che, dall’abitato di Collicelle di Cittareale, risale la solitaria e boscosa Valle della Meta.
Cumuli di legname ai bordi della strada, accompagnano solo chi ha il coraggio di sfidare l’ignoto, nell’attesa che questi unici agglomerati rurali compaiano da un momento all’altro tra i boschi e fin quando l’ultimo piazzale d’arrivo di Casali di Sopra, impedisce di proseguire oltre…
Molti vuoti di case demolite, una fontana con insegna (Fonte del Cacciatore) e le indicazioni di alcuni sentieri, sono le prime cose percepite. Poi, davanti una casa in legno posta sull’ultima curva d’ingresso al borgo, ci sono due uomini che parlano, rompendo il silenzio assoluto: sono Paolo (unico residente insieme al Papa’ Gino di 91 anni) e un pastore locale.
Mi presento e iniziamo a dialogare; Paolo spiega i motivi per cui ha scelto di vivere qui, nonostante le difficoltà di ogni genere. Riferisce che per la casa in legno appoggiata su un basamento subito dopo il sisma, rischia addirittura di subire una denuncia per abuso edilizio, a fronte di un disinteresse totale e generalizzato delle istituzioni. Porta come esempio, l’assenza di una minima illuminazione notturna del borgo, a cinque anni di distanza dall’evento calamitoso, che lo ha costretto… a provvedere da sé…a sue spese… Esibisce inoltre uno stralcio della nuova perimetrazione del borgo che escluderebbe dalla ricostruzione proprio una striscia di terreno dov’era ubicata la sua casa lesionata. È visibilmente amareggiato, poiché dopo la tragica esperienza del sisma e vicissitudini personali, percepisce lo Stato e le istituzioni come il maggiore ostacolo che impedisce un ritorno alla normalità… Conclude informando che c’erano una dozzina di residenti stabili ai Casali prima del terremoto: ma ora? Cosa ne sarà di noi?
Un senso di profondo imbarazzo mi pervade: in effetti, al momento, è davvero difficile immaginare un futuro, in questo borgo…
E pensare che invece davanti a noi c’era il Paradiso: dalle montagne di Selvarotonda, al Monte Boragine; dal Terminillo ai Monti dell’Alto Aterno, ovunque lo sguardo raccoglieva indimenticabili scorci…riflessi nell’azzurro del cielo…Ci rivedremo ancora Paolo, è una promessa, perché… anche questa storia…non può finire così…
27 settembre 2021