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Colonna

Roberto Gualandri

IN CAMMINO ALLA SCOPERTA DEI BORGHI RURALI DELLA LAGA:
56) COLONNA, I SEGNI LUMINOSI CHE PROVENGONO DAL CIELO

🌅 Le colline ascolane appaiono limpide e colorate già alle prime luci del mattino, rivestite di una leggera nebbiolina che disegna suggestive e sottili linee bianche lungo il solco della Valle del Fluvione e i pendii del Monte dell’Ascensione. Verso l’interno invece, l’Appennino si staglia con i suoi severi ed allungati profili e i luoghi irreali di grande attrazione emotiva, ideali per chi ha bisogno di riconnettersi con l’ampiezza degli spazi naturali e le sottili profondità dell’anima.

🏞 Siamo soltanto ad una decina di km di distanza dalla celebre Porta Romana di Ascoli Piceno, eppure i paesaggi già si presentano con lussureggianti immagini visive, con un dolce e boscoso sistema collinare che si interpone tra l’invaso artificiale di Talvacchia e il breve tratto del Fiume Tronto compreso tra Ponte d’Arli e Taverna di Mezzo. È qui che si nasconde a 468 metri di altitudine, il piccolo insediamento rurale di Colonna, il quale è riuscito a conservare la sua secolare eleganza nonostante le evidenti ferite del sisma e quelle non meno dolorose del progressivo spopolamento intervenuto nei decenni precedenti.

🌄 Ignorato dai frettolosi viandanti che sfrecciano veloci lungo la Via Salaria, questa frazione del Comune di Ascoli Piceno gode in realtà di una particolare posizione orografica, incastonata su di un pendio che si alza dall’insenatura scavata dal Fosso del Rio per risalire fino al crinale che collega il Monte dei Cani (692 metri) al Monte Acuto (817 metri). Al mio arrivo, raccolgo subito qualche suggestione fuori dall’ordinario, anche se poi col passare dei minuti sembra prendere il sopravvento il senso di una profonda ingiustizia che si materializza in un attimo.

🛖 Ma la montagna regala sempre qualcosa di imprevedibile, anche quando tutto sembra irrimediabilmente compromesso. È successo anche qui a Colonna, attraverso il casuale “rito dell’incontro” una delle poche cose in grado di resistere allo scorrere del tempo; merito di Nicola Marcozzi e di alcuni simpatici ragazzi, intercettati nella piazzetta centrale del borgo intitolata a Padre Pio. Perché è grazie a loro che sono riuscito a placare i silenzi, rievocando storie che ci accomunano e racconti capaci di innescare un qualcosa di coinvolgente, inconsueto, inimmaginabile…

🎑 Abbiamo parlato poi degli esempi di “restanza” qui impersonata da due residenze stabili e da altre vicende del passato i cui echi risuonano ancora nelle valli adiacenti, prima che il dialogo sfociasse inevitabilmente su toccanti livelli di commozione reciproca. C’è stata la promessa finale di rivederci presto, magari chissà… anche a breve, attraverso il Festival, sarebbe bello, talmente bello da sembrare quasi un sogno…

🌌 Intanto occorre cercare nel silenzio i semi da cui ripartire e nella restanza i nuclei fondativi di un nuovo domani, raccogliendo, mentre mi allontano con gli occhi lucidi, i segni luminosi che provengono dal cielo…

Ricognizione effettuata sabato 9 dicembre.


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