Pizzo di Sevo
LE GRANDI VETTE DELLA LAGA:
3) PIZZO DI SEVO (2419 metri)
C’è sempre un’atmosfera di inusuale magia che tende ad avvolgere tante persone, nel momento in cui arrivano in automobile da Roma, percorrendo la strada statale n. 4, Via Salaria.
Succede nell’istante in cui, oltrepassato l’abitato di Posta e un breve successivo sottopasso viario, appare in tutta la sua eleganza, al di là del prolungamento dei colli di Cittareale e il Valico della Torrita, il caratteristico triangolo del Pizzo di Sevo, ad annunciare l’imminenza di un nuovo e sorprendente volto dell’Appennino: i Monti della Laga.
L’inconsueto incantesimo si manifesta poiché l’inconfondibile Pizzo, continua a rappresentare, per un consistente numero di persone, il segno distintivo di un’ampia porzione di territorio e la prima cosa che osservano gli stessi residenti, uscendo al mattino dalle proprie abitazioni di emergenza dislocate nelle zone di Amatrice e dell’Alta Valle del Tronto. Tale rapporto viscerale si è ulteriormente rafforzato dopo che un atroce destino ha inteso portare via, proprio quegli incantevoli borghi che facevano da corollario al suo profilo….insieme ai tanti angeli che li animavano ogni giorno…
Perché se vi è una certezza è che… ogni luogo ha una sua immagine d’autore, verità che nessun terremoto può essere in grado di cancellare…
Per questo, chiunque abbia avuto occasione di salire su questa montagna, ne è rimasto folgorato, e forse non c’è neanche una motivazione precisa: sono soltanto ragioni del cuore ed esperienze di approccio autentico alla montagna…che ci accompagnano per il resto della vita.
Soprattutto se legate ad alcuni indimenticabili ricordi, come quelli provati da chi vi scrive, nel momento della prima ascensione lungo il Tracciolino di Annibale, o durante il primo casuale rinvenimento di una fioritura di Stella Alpina Appenninica. Così come indelebili rimangono gli scenari da sogno godibili al primo approccio ai Laghetti di origine glaciale ubicati nella zona di Pannicaro, fino all’apoteosi della scoperta dei nevai residui durante le settimane ferragostane (attivi fino a pochi anni fa), nell’Alta Valle del Castellano.
Proprio gli incantesimi percepibili in quest’ultima valle, legati ai suoni dell’acqua che scorre e salta ovunque lungo i numerosi rivoli che si diramano verso monte, unitamente alle visioni di insieme che si spalancano d’improvviso, una volta oltrepassato il limite superiore della faggeta, ci portano a ritenere questi luoghi tra i più spettacolari dell’intero Appennino.
Si, ci sono davvero tante cose segrete in questa montagna…che ogni persona porta gelosamente con sé….
Forse per questo il suo profilo rappresenta nell’insieme….un segno di speranza e un’avventura nell’ignoto, un punto di partenza e uno di arrivo, una pagina conclusa e un’altra che…si spera….di prossima apertura…
Sei il nostro principale riferimento amato Pizzo, pertanto abbiamo il dovere di riposizionare tutti i tuoi gioielli ai rispettivi posti, così potranno continuare ad illuminarti d’immenso, soprattutto di notte, attraverso un susseguirsi di luci e colori…come nei racconti delle fiabe più belle….
6 febbraio 2021
Roberto Gualandri
Foto per gentile concessione dell’amico Dino Grassi
Per raggiungere i laghetti di Pannicaro da Poggio d’Api:
http://www.gransassolagapark.it/iti_dettaglio.php?id_iti=1600
APPROFONDIMENTI
IL PASSAGGIO DI ANNIBALE SULLA LAGA: È STORIA O LEGGENDA?
“INVENIAM VIAM….”
Contrariamente alla limitrofa catena dei monti Sibillini, la Laga non annovera particolari leggende di interesse nazionale.
Ma in realtà una c’è, ed è alquanto suggestiva: trattasi del presunto passaggio del grande Condottiero Cartaginese Annibale, durante la campagna italiana della seconda guerra punica.
Sappiamo attraverso documenti storici che questo leggendario personaggio pronunciò nel 218 a. C. una celebre frase ai suoi generali, nel momento in cui questi ultimi, gli prospettarono l’impossibilità di un attraversamento delle Alpi con gli elefanti al seguito:
“O troveremo una strada, o ne costruiremo una!”
Una situazione simile si replicò qualche mese più tardi anche in Appennino.
Dopo la vittoria sui romani ottenuta nella zona del Lago Trasimeno, Annibale decise infatti di non puntare su Roma, ma di aggirare l’avversario puntando verso la costa adriatica, per poi sfidare e sconfiggere di nuovo l’esercito romano in Puglia nei pressi di Canne.
Resta però un dilemma: Dove valico’ l’Appennino il generalissimo cartaginese?
Se sulle Alpi il dilemma sembra sciolto (sul Col delle Traversette), il quesito resta invece irrisolto in Appennino…
Sulla #Laga sono sicuri: “Passò di là, al guado di Annibale”, sussurrano in maniera concorde e convinta gli anziani residenti di ambedue i versanti montuosi, indicando con precisione proprio il valico (la sella di Iaccio Porcelli posta a 2119 metri di altitudine) che separa il #PizzodiSevo dalla #CimaLepri.
Ma non c’è stata mai prova documentata di una simile possibilità…
C’è solo la traccia di un antico tracciato di epoca pre-romana, conosciuta come la #VIAMETELLA, a tenere viva l’immaginazione…
Ed in fondo a noi piace pensarla anche così…immaginando un lontano giorno, dove i monumentali pachidermi in fila, scalarono la catena della #Laga…
A me capita ogni volta che risalgo la montagna dalla località #MacchiePiane…
E forse non è un caso se quel tratto, come riporta anche la cartografia ufficiale, è noto come.. IL TRACCIOLINO DI ANNIBALE.
Roberto Gualandri
Angelo Di Lanzo
MONTI della LAGA Pizzo di Sevo
Luigi Perini
La vetta di Pizzo di Sevo
Pizzo di Sevo da Macchie Piane, dopo salita con l’auto da Sant’Angelo di Amatrice. Si attraversa il Trecciolino di Annibale e il Vado di Annibale. Da qui si può raggiungere la Cima Lepri e il Monte Pelone Settentrionale.
Percorso da Colle a Macera della Morte e Pizzo di Sevo curato e mantenuto dall’Associazione di Promozione Sociale Arquata Potest:
da arquatapotest.it
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