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Valzo

Borghi e Sentieri della Laga

Roberto Gualandri
A VOLTE ANCHE LE ALTURE MINORI SFIORANO IL CIELO
IL MONTE CAPITONE
Non sempre le montagne riescono a lambire il cielo, soprattutto quando sembrano proiettarsi in maniera più raccolta, quasi a preferire profili più bassi, sufficienti però a spalancare ugualmente inattese bellezze…Nel territorio di Valle Castellana, proprio sopra il Lago di Talvacchia, c’è un rilievo in particolare che sembra proporsi per tali scopi: è il Monte Capitone, un’elevazione secondaria la cui quota non incute certo timore (solo 1007 metri). Tuttavia la sensazione di Wilderness, i panorami immensi e i tanti ricordi che mi porto dietro nel tempo, riaccendono sovente il personale bisogno di ristabilire qualche forma di contatto…
Chi ha avuto la fortuna di cimentarsi nei tratti delle antiche mulattiere che salgono da Collegrato, da Vignatico, da Valzo o da Laturo, spesso inghiottiti dalla vegetazione invadente, può comprendere cosa vuol dire ad esempio, percorrere la lunga costa delle “Vucine”, magari partendo dal Valico della Portella lungo un esile traccia dimenticata, percorribile solo nella stagione del riposo vegetativo.
È qui che infatti si propone lo spettacolo migliore, con l’ampio e profondo affaccio mozzafiato sulla sottostante Valle del Fosso della Pantana, ad accompagnare il cammino, di fronte all’imponente parete ovest della Montagna dei Fiori.
Un’altra opzione preferita era quella di prendere dal borgo di Collegrato, l’antica mulattiera per Valloni e Piano Annunziata (l’attuale Valle Castellana), fino alla base di un enorme lastronata di arenaria inclinata (“Le Scree”) dove al mattino il suolo bagnato regalava spesso un incredibile spettacolo di specchi di luce riflettente, visibile a grande distanza.
Nella parte alta del monte invece, il mio luogo preferito era un luogo grandioso dove era posizionata una piccola pozzetta paludosa ricoperta dal Giunco di Palude ed altre piante acquatiche, poco oltre le terre di “Rapeneie”, un tempo coltivate. Da lì si poteva iniziare a percorrere una interminabile discesa di cresta verso Vignatico, costeggiando un immenso castagneto, (la “Vena della Castagna” su IGM), avendo a vista il Lago di Talvacchia e di fronte, l’indimenticabile immagine della catena dei Monti Sibillini che chiude l’orizzonte al di là delle colline ascolane.
L’ultima emozione è il ricordo delle traversate del Monte Capitone effettuate insieme al mio caro Papà dal borgo di Collegrato, intorno alla metà degli anni ’70, per acquistare del formaggio presso un pastore di Valzo, di cui purtroppo non ricordo il nome. Spesso la fitta nebbia rendeva l’impresa ancora più complicata e così mentre la mente ne approfittava per rifugiarsi nelle leggende locali perse nel tempo, verità e fantasie potevano continuare a rincorrersi all’infinito.
Avevo la piena percezione di vivere dei momenti straordinari: succede raramente…
Restano solo i nostri passi lungo quei sentieri, senza impronte, ma c’era una mano sicura che accompagnava il mio cammino….
13 maggio 2022
#vallecastellana

Il Monte Capitone

Franco Pedrotti

LA STORIA DI UN BOSCO

Tra gli alberi che formano il Bosco di Valzo si può ritrovare una storia, passo dopo passo, ripercorrendo le tracce di una passione per la scienza e per lo sviluppo della cultura.
È un bosco che ha un nome proprio e permette di ricordare la figura di Carmela Cortini Pedrotti. Il bosco acquistato da Franco Pedrotti, botanico di fama internazionale che ha voluto creare questa riserva naturale per proteggere la biodiversità e dare un senso concreto alla memoria per la sua compagna di una vita intera.
Si trova a Valzo, comune di Vallecastellana, Provincia di Teramo, nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso – Monti della Laga. Si estende fra 800 e 1100 metri su un’area di 32 ettari ed è formato da un bosco di roverella, con presenza di carpino nero, cerro, castagno, leccio sui “valzi” rocciosi e – nella parte più alta – anche faggio; lungo il ruscello che nasce da una sorgente all’interno del bosco cresce il salice bianco.
Il “Bosco” attualmente è un ceduo con pochi alberi di alto fusto; è destinato a diventare spontaneamente un bosco di alto fusto con alberi di grandi dimensioni e cioè una fustaia disetanea interessata dal processo ecologico della fluttuazione, ove gli alberi compiono il loro ciclo completo – dal seme allo sviluppo della plantula e quindi dell’albero – fino alla loro caduta per cause naturali.
Dal 18 gennaio 2021, il Bosco “Carmela Cortini” di Valzo, con la firma dell’atto notarile, è diventato proprietà del Fondo Ambiente Italiano (FAI), che ne curerà la protezione, la conservazione e la valorizzazione naturalistica.
Un bosco può significare molte cose: un ecosistema; un elemento vitale nel quale si rinnovano i cicli naturali e si “producono” i servizi ecosistemici; un modo per conservare la natura e gli equilibri. Questo bosco ha un valore aggiunto che è dato dalla testimonianza di una vita dedicata alla scienza e alla natura. Una donna che ha dedicato la propria vita a far crescere la conoscenza scientifica, svolgendo attività di ricerca e di docenza, pubblicando studi e partecipando a conferenze di rilevanza internazionale.
È bello immaginare che quei rami, quei tronchi, continuino a crescere ed evolvere, dimostrando il ruolo della scienza come guida per affrontare il futuro che ci attende: un bosco che è un laboratorio vivo, dove svolgere ricerche scientifiche e studiare le modificazioni e i cambiamenti, raccogliendo dati e apprendendo lezioni (a cura di Andrea Ferraretto, Roma).

Video dedicato al Bosco Carmela Cortini di Valzo
https://www.youtube.com/watch?v=LWEzvxOfzyo&t=1412s

Servizio del TG1 sul bosco di Valzo
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1c02e321-b49c-46de-91b7-9f445a389477-tg1.html?fbclid=IwAR1UGKhn16-UijQVC6DJxh3P-oIpwWqqbk0h8QKraiMZDiZlxAPHpyzYhc4

(foto di Leone Damiani e Fabrizio Roncarolo)

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